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Turandot, il dramma dei sentimenti inespressi, tra sequel cinematografico con le proiezioni in bianco e nero su favola dark con antieroi incapaci di amare e ricoveri ospedalieri, pazienti cui è applicata eutanasia, sezioni di cadaveri sotto i camici tali che sembra di stare sul set di Doc nelle tue mani ma in versione horror.Opinabile la scelta del regista Vasily Barkhatov (contestato dalla platea a fine spettacolo) di trasformare un eroe romantico pronto a morire per conquistare la bella Turandot in un bamboccione col chiodo e il ciuffo alla Elvis che colleziona donne impossibili per poi lasciarle perché non sa amare.Citazioni dal terzo canto dell'Inferno con la figura di Caronte traghettatore delle anime, continuamente richiamata dalle barche sulla scena di un'opera che parla di morte impietosa mentre racconta dell'amore glacialmente cristallizzato in un'utopia. Citazioni anche dalle Metamorfosi di Ovidio in riferimento al mito di Orfeo che cerca di trarre Euridice dagli inferi, dando il senso della sconfitta all'impresa apparentemente vittoriosa di Calaf. D'altra parte questo ci racconta la macchina capovolta nel crash che ogni tanto compare in scena, a richiamo del sequel cinematografico dove Calaf uccide in un incidente d'auto se stesso e Turandot che non vuole sposarlo. Mah!
Nessun dorma! Nessun dorma!
Tu pure, oh Principessa
Nella tua fredda stanza
Guardi le stelle che tremano d'amore
E di speranza
Ma il mio mistero è chiuso in me
Il nome mio nessun saprà
No, no, sulla tua bocca lo dirò
Quando la luce splenderà
Ed il mio bacio scioglierà il silenzio
Che ti fa mia
Dilegua, oh notte
Tramontate, stelle
Tramontate, stelle
All'alba vincerò
Vincerò
Tu pure, oh Principessa
Nella tua fredda stanza
Guardi le stelle che tremano d'amore
E di speranza
Ma il mio mistero è chiuso in me
Il nome mio nessun saprà
No, no, sulla tua bocca lo dirò
Quando la luce splenderà
Ed il mio bacio scioglierà il silenzio
Che ti fa mia
Dilegua, oh notte
Tramontate, stelle
Tramontate, stelle
All'alba vincerò
Vincerò
Vincerò
Direzione di Dan Ettinger all'altezza, che valorizza una musica spesso eterea nei suoi tratti orientali con melodie pentatoniche e sonorità angeliche come nei cori funebri ma si sente anche un'orchestra capace di passare repentinamente tra terrazze musicali di diversa intensità e puntellare gli eventi scenici con un interventi che fondono il ritmo musicale con quello scenico,come nel duetto tra l'imperatore e Calaf e nella scena dei tre indovinelli di Turandot. Vincono le due protagoniste, Sondra Radvanovsky che veste i panni della gelida Turandot con voce superba e possente ma qualche rigidità nei movimenti scenici e la splendida Rosa Feola - Liu' che, vestita come Alice in wonderland in versione punk, con i capelli rosso vino e gli anfibi, entra con garbo ma conquista la scena e guida Calaf e persino il colore orchestrale in climax lirici intensi mentre Yusif Eyvazov emoziona con una buona presenza scenica e attenzione ai colori della parte ma non sfonda la quarta parete. Il suo Nessun dorma, il momento che tutti aspettano come il più bello dell'opera, è un'aria che spunta sul tessuto orchestrale ma non lascia un segno profondo. La voce c'è, ma non arriva del tutto.Buona la prima.
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