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La Gioconda (1876) di Amilcare Ponchielli, recita straordinaria al San Carlo per il 30esimo anniversario del debutto di Anna Netrebko.
Fuoco e fiamme in scena e nella performance di Steinberg con l'Orchestra del San Carlo per La Gioconda di Ponchielli, un drammone a forti tinte tutto giocato sul tema del contrasto tra realtà cruda e ideale sognato e dello stretto convivere di vita e morte nello stesso spazio-tempo così tipico della Scapigliatura, movimento letterario decadente cui Arrigo Boito, librettista dell'opera, appartiene.Grande opera con maestose performance del coro e divertissement di ballo, come la celebre e deliziosa Danza delle ore che si staglia come momento leggero e leggiadro su un dramma a tinte fosche, ambientato in una Venezia del Seicento in cui l'omicidio d'onore, politico, o dovuto a superstizioni era prassi, in scenari costituiti da cortili squadrati a ridosso dei canali di acque nere che sembrano essere la porta di ingresso al regno dei morti. La folla che esulta cantando "Feste! pane!" e che danza la forlana o la cerchia degli invitati della festa prestigiosa nel palazzo di Alvise, membro dell'Inquisizione, che assiste alla bellissima Danza delle ore, calpestano tutti lo stesso pavimento, in cui all'improvviso si aprono botole che sono tombe di cadaveri. La vita danza sulla morte in una sorta di Carnevale (e per il tempo di Carnevale era prevista la prima rappresentazione dell'opera) con una musica venata da melodie- ricamo che sottilmente raccontano le vicende dei personaggi in scena attraverso il filtro dell'emozione e passano tra arie solistiche, intrecci di voci dei concertati e fraseggi orchestrali per masse sonore. E dunque, le voci. La Netrebko, che festeggia in scena i 30 anni di carriera: una performance limpidissima, calda, con una vocalità avvolgente e serpentina quanto le melodie di Ponchielli, come se la sua voce fosse nata per quest'opera (e dunque mai scelta fu più felice per festeggiare il 30esimo). Nell'aria del quarto atto "Suicidio" tutti siamo stati Gioconda e tutti abbiamo pianto con lei il suo fatale e tragico destino di dolore, solitudine, di abbandono e deserto affettivo. Una personalità vocale che fonde grazia melodica e potenza drammatica toccando tutti i colori della sua tavolozza. Le uscite a fine spettacolo sono state salutate da boati e ovazioni del pubblico, prima che da applausi.
Ottime, ben cesellate e calate nel tessuto drammatico le performance degli interpreti di Laura Adorno, la mamma Cieca, Badoero, tutte molto apprezzate dal pubblico. Infine Kauffmann, ormai interprete amato del San Carlo, qui in una dimensione vocale felice e a lui consona, diversa dalla discutibile versione pop lirica stile Il volo che ha voluto offrire in un recente spettacolo di canzoni per il cinema. Conquista e vince nella romanza del secondo atto "Cielo! E mar!" e offre una performance di livello in tutta l'opera giocando su colori drammatici oppure in un'area di colore sul filo del rasoio tra piano e pianissimo. Lirica e dramma. Graziosi e bravissimi "i piccoli scoiattoli del mare" i bimbi del coro delle voci bianche del San Carlo impegnati a rappresentare i mozzi dei velieri veneziani in un numero di stretti intrecci ritmici e melodici con le parti del coro dei marinai mentre l'orchestra esplora le sonorità delle famiglie di strumenti procedendo a terrazze. Successo,applausi, si esce quasi storditi da questo continuo melodiare degli interpreti e, a monte, del compositore e dall'imponenza del grand opera che invade e conquista ogni spazio dell'immaginazione.
Margherita Gargano