venerdì 28 febbraio 2025

ROMEO E GIULIETTA

 Condivido con voi il ricordo di un allestimento che mi ha lasciato molto dentro e che si distingue per la sua eleganza ed espressività, il Romeo e Giulietta di Gounod, l'ultima opera andata in scena al San Carlo. Il soprano Elsa Dreisig che ha sostituito la Sierra per l'ultimo allestimento ha superato ogni aspettativa, tanto che il direttore d'orchestra stesso ha fermato la musica per farle un lungo applauso. Una voce delicata ma "appuntita" nel definire ogni nota del ricamo così tipico della vocalità del teatro francese ha dominato la scena senza mai superare i confini drammatici del ruolo. Cast di alto livello in ogni suo componente, tutti armonicamente uniti nel portare in scena la storia e voci espressivamente cariche di significanti scenici per i protagonisti. Cori imponenti e drammatici cantavano la fine di Verona e la tragedia della faida tra le due famiglie ma tutto il resto dell'opera, con un'orchestra puntuale negli interventi teatrali perché ben diretta, era un canto continuo e delicatamente espressivo come delicato e fragile è l'amore adolescenziale che conduce Romeo e Giulietta alla morte. Gounod, compositore francese e autore della celebre Ave Maria ispirata al preludio di Bach, non poteva trovare storia per esprimere meglio del suo sentire e stile musicale. La scenografia nuda ma efficace trasforma una torre in un arredo da sala da ballo e poi in una sala segreta dove Romeo e Giulietta vivono il proprio amore in una dimensione senza tempo e spazio, proprio come la scenografia. Ricchi e storicamente definiti, invece i costumi. Lunghi applausi e un teatro pieno, anche di turisti, hanno salutato l'ultima replica dello spettacolo.





sabato 15 febbraio 2025

Igor Levit al San Carlo

 Tu metti un pianoforte, 88 tasti, uno dei palcoscenici più antichi e suggestivi al mondo, un giovane e poliedrico artista, Igor Levit, divenuto universalmente noto per le sue dirette pianistiche, stile house concert, durante il Covid, il silenzio (esclusione fatta per qualche colpo di tosse) unanime del San Carlo, pieno di estimatori, appassionati, musicisti, maestri e studenti, un silenzio ormai perduto in ogni angolo di questa città e forse simile alla temperatura emotiva di qualche tranquilla sera di campagna animata nel buio solo dalla danza delle lucciole, qui le immobili lanterne del teatro...e il gioco è fatto. È stato un San Valentino tutto dedicato all'arte del piano, quella pura che irretisce l'animo e lo cattura in un'avventura sonora che, come un romanzo senza parole, riesce a dare commento sonoro ed emotivo alle pagine della nostra vita...










Inappuntabile e puntuale, Levit interpreta la partitura con devota precisione, ma al rigore dell'interprete unisce l'entusiasmo fanciullesco del gioco ben riuscito. La partecipazione all'esecuzione è totale, e se in Brahms tocca momenti di profondità intimità vissuta in introversa comunicazione ad un pubblico sospeso nel cogliere ogni minima sfumatura del suono e dell'anima, nella mirabile performance dell'Eroica, Levit piange e ride insieme ai discorsi di Beethoven e dirige se stesso appena una delle due mani è libera dalla tastiera. Un'esecuzione che rimarrà negli annali del San Carlo, quella della versione "ridotta" per pianoforte della sinfonia Eroica di Beethoven, che ha mostrato come i complessi intrecci sinfonici che sono l'anima della scrittura beethoveniana (impossibile leggere persino le sonate senza tenere presente un riferimento musicale sulle grandi famiglie dell'orchestra) possono divenire una cattedrale di suoni che non sono solo pianistici ma sinfonici. Il pianoforte diventa un super strumento, superando se stesso oltre i limiti della fisica. A fare la differenza, il tocco dell'uomo e del pianista che dà spessore umano e musicale alle frasi e ai contrappunto beethoveniani in un mondo sonoro 3d dove i piani sonori si intersecano, alternano dialogano, grazie alle magie di 10 dita e un tocco che sa profondare i tasti o semplicemente sfiorarli. La ricerca su timbro e fraseggio punta alla perfezione e quasi la raggiunge. Standing ovation finale di platea e palchi per questa esecuzione di un interprete che, senza alcun divismo, si inchina mille volte a rendere grazie al pubblico, come un umile lavoratore che ha prestato il suo lavoro, al servizio della dea musica. Delizioso il bis, che suona come un garbato e intimo commiato: l'amatissimo secondo tempo della Sonata Patetica, ulteriore omaggio a Beethoven e a noi del pubblico, innamorati di una musica che ci fa viaggiare oltre i confini della fisica, del tempo, e dall'ordinario.
Margherita Gargano


Incontro con il pianista Hamelin

    Ci sono concerti unici nel loro happening e che lasciano il segno nelle pagine dei ricordi della vita musicale cittadina e universale. I...