L'Amore rappresentato come risveglio spirituale è il tema principale della poesia dell'artista libanese Gibran, vissuto in un'esile vita tra Libano e Usa tra Ottocento e Novecento. Una primavera dell'anima che diventa fioritura, suono di campane a valle e risacca del mare, come in un desiderio di fusione panico con l'universo pervaso da correnti energetiche misteriose, in perfetta linea con il simbolismo decadente europeo, in Italia con i nostri D'Annunzio e Pascoli, in Francia con i poeti maledetti. Movimento eterogeneo che attraverso le sue diverse manifestazioni poetiche dà voce con parole preziose ai segreti di un'Anima mundi che è linfa vitale di tutti i fenomeni di nascita e vita della natura. In Gibran la parola si fa nuda essenziale, scarna e trova il suo carattere prezioso più nel contenuto e nei significati accessori che nella rarità del lemma. In questo troviamo la ragione della modernità del poeta e, unita alle sue tematiche, la ragione della sua fortuna presso la cultura New age degli anni Ottanta e la cultura della protesta per i diritti civili dagli anni Sessanta in poi, in Usa e in Europa. Tante, infatti, sono le letture possibili della sua idea assoluta di amore, da sentimento universale che affratella uomini di ogni parte e condizione, a sentimento che riconduce l'uomo al suo rapporto di filiazione con la terra madre, fino al sentimento erotico, intimo, che fonda la connessione tra due persone.
Qui, una delle sue poesie più rappresentative.
Farò della mia anima uno scrigno
per la tua anima,
del mio cuore una dimora
per la tua bellezza,
del mio petto un sepolcro
per le tue pene.
Ti amerò come le praterie amano la primavera,
e vivrò in te la vita di un fiore
sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome come la valle
canta l’eco delle campane;
ascolterò il linguaggio della tua anima
come la spiaggia ascolta
la storia delle onde.
Kahil Gibran, dalla raccolta " Ali spezzate"
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